Erisittone o del divorare se stessi

La mitologia ci aiuta ad approfondire quei meccanismi psicologici che presiedono ad un alterato rapporto con il cibo e, di conseguenza, con il nostro modo di assimilare il mondo.

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Conoscersi attraverso il cibo e i sensi
I sensi ci consentono ogni giorno di entrare in contatto con il mondo e con noi stessi. Eppure poco o nulla conosciamo di questo universo percettivo.
Quello che ti propongo in questa sezione è un viaggio attraverso i cinque sensi in relazione al cibo, allo scopo di imparare a dare ascolto ai tuoi bisogni.

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Profumi, odori, essenze

Simboli di ciò che è essenziale, gli odori e il loro riconoscimento consentono un accesso all’immagine, attraverso la quale la psiche, dalle sue profondità, si manifesta alla coscienza, che può determinare una conoscenza più approfondita, consustanziale, “essenziale”, comunque diversa da quella fornitaci da un approccio legato al vedere e all’ascoltare. La percezione del “soffio dell’anima” muove in una forma emozionale. Nel tentativo di cogliere l’essenza di un cibo o di un’idea, così come si coglie un fiore, l’uomo s’illude di poter trattenere anche le loro più intime nature, ma s’inganna, perché l’essenza non si lascia afferrare completamente e, al contrario, afferra.

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Dal profumo del latte al “soffio dell’anima”
Piacevole o sgradevole, attraente o ripugnante, l’impressione che l’odore ci fornisce è sempre immediata. L’odore rappresenta un ponte tra la coscienza e il mondo interno di ogni individuo.
Le capacità olfattive, infatti, non smettono di modificarsi durante tutto l’arco della vita, non solo affinandosi, ma anche, a volte, sovvertendosi radicalmente. Il motivo delle ricorrenti trasformazioni di questo particolare senso risiede nel modo in cui si sviluppano le tappe della nostra vita affettiva.

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Influenza delle convenzioni sociali sulle funzioni olfattive
Le parole olfatto e odorato nelle lingue anglosassoni sono affini ad altre che in alcuni idiomi di ceppo slavo e germanico indicano “covare sotto la cenere”, “inferno”, “pece”, “resina”. L’essenza, il profumo, l’odore, il fumo, hanno infatti sempre costituito elementi raffigurativi e metafore del manifestarsi del mondo sommerso, sia del regno dell’aldilà, che di quello delle potenze diaboliche che, più in generale, di quello della psiche e delle sue misteriose profondità.

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Gastronomia ovvero dell’arte di vivere mangiando
Ars magirica e combinatoria, quella della cucina e della presentazione delle vivande è una disciplina che rispecchia e, di volta in volta, propone un modus vivendi. Dietro ad un piatto o ad un regime alimentare si nasconde sempre lo stile di vita di chi lo serve in tavola e della società che lo consuma.

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Il colore del cibo
Potrà apparire singolare, ma i colori sono un’invenzione della nostra mente. In natura non esistono colori, bensì onde elettromagnetiche che oscillano intorno ad uno spettro di lunghezze d’onda, definendo così ciò che per noi è visibile e ciò che esorbita le nostre facoltà. Sebbene ad ogni oscillazione delle lunghezze d’onda corrisponda una variazione cromatica, il mondo che ci circonda, da un punto di vista prettamente fisico, è un mondo monotonamente grigio.
L’uomo non ha tollerato, fin dall’inizio del suo cammino evolutivo, l’imposizione di una realtà monocromatica ed ha costruito, un po’ alla volta, l’emozione estetica di un cromatismo variegato, colorando di nuance un paesaggio desolatamente uniforme. I colori rappresentano, quindi, una costruzione culturale, la creazione di una mente indomita che ha alimentato le proprie potenzialità perseguendo un’incessante opera di discriminazione e classificazione del reale.

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Illusione e artificio: la presentazione delle vivande
Quando si parla del ruolo che l’occhio riveste nel trarre piacere dalla vista dei piatti ci si riferisce certo al colore, ma anche alla forma con la quale le vivande vengono presentate. Negli scavi archeologici condotti presso il Palazzo di Mari in quella terra che fu l’antica Mesopotamia, culla della civiltà d’Occidente, furono ritrovati circa cinquanta tipi di stampi diversi, usati intorno al 2000 a. C. per fornire alle vivande altrettante gradevoli conformazioni, tali da rallegrare la vista prima del palato. Questo a significare che la forma e la presentazione dei piatti hanno sempre rappresentato un elemento imprescindibile della gastronomia fin dalle sue origini, prima ancora che si sviluppasse un’attenzione particolare verso il gusto dei cibi stessi.

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Esprit de finesse: il piacere del palato, il buon gusto e la morale
Il “dono di discernere gli alimenti ha prodotto la metafora che esprime il sentimento della bellezza e dei difetti” nelle opere dello spirito. Così si esprimeva Voltaire in merito al concetto di gusto che, in questa accezione, come nel caso dell’esprit de finesse di Pascal, indica un “ragionamento per sentimento”.
Il gusto riflette, con le sfumature personali di ciascuno di noi, un sentimento collettivo in merito a qualcosa. I gusti culinari come anche quelli estetici sono, infatti, socialmente determinati e connotano con il loro ricorrere nelle opere d’arte così come in ogni altro aspetto del vivere quotidiano lo spirito e la sensibilità di ogni epoca meglio di qualunque altro indice.

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Musica per i denti
Ci si chiederà quale ruolo rivesta l’udito all’interno di un discorso sul cibo? Per la verità, è vero che solo in pochissime occasioni ci accorgiamo, mentre stiamo mangiando, di emettere dei suoni involontari. In genere, masticando cibi croccanti.
Eppure l’operazione quotidiana del mangiare non è priva di rumori, anche se spesso impercettibili. Sotto l’azione dei nostri denti si sviluppa una fragorosa sinfonia, frutto di un lavoro inesorabile di distruzione del cibo; di lenta, ma decisa, decostruzione dell’identità di ciò che ci nutre.

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