I sensi ci consentono ogni giorno di entrare in contatto con il mondo e con noi stessi. Eppure poco o nulla conosciamo di questo universo percettivo.
Quello che ti propongo in questa sezione è un viaggio attraverso i cinque sensi in relazione al cibo, allo scopo di imparare a dare ascolto ai tuoi bisogni.

L’uomo non può cibarsi di alimenti privi di caratteristiche organolettiche, visive e olfattive che lo attraggano. Detto diversamente, non è in grado di nutrirsi se non mosso da un’intima passione per il cibo che si accinge a mangiare.
Un alimento che non possieda qualche connotazione emotiva, anche se nutrizionalmente adeguato, non risulta desiderabile ed è scartato. L’odore, il colore e il gusto di una pietanza fungono da eccitanti psicosensoriali, rendendola appetibile e determinando la scelta, il rifiuto e la quantità che decideremo di assumerne.
In ogni caso, come già sosteneva Ippocrate, è sempre preferibile mangiare un cibo anche un po’ nocivo ma gradevole piuttosto che uno indiscutibilmente sano ma sgradevole.
Per valutare il sapore di un piatto abbiamo bisogno di integrare tra loro dati molto complessi che richiedono sensibilità olfattive e gustative, percezioni termiche, capacità di discriminare densità e consistenza, colore e, addirittura, suoni, determinati dal rumore che la distruzione del cibo nella nostra bocca produce durante la masticazione.
La conoscenza attraverso i sensi, la cosiddetta cognitio sensitiva, è stata nei secoli contrapposta alla conoscenza per forma puramente razionale. Ma, ai fini di un’iniziale riscoperta di sé e dei propri bisogni, il valore della “conoscenza sensitiva” deve essere riconsiderato.
La psicologia ci insegna, infatti, che lo sviluppo differenziato della nostra mente inizia a partire dall’aggregarsi di esperienze frammentarie sensoriali (tattili, olfattive, visive, uditive e gustative) e dalla relazione che queste prime esperienze hanno con il mondo che ci circonda.